Marco Cassarà
Bones of Light
curated by Giusi Diana
April 5 - June 1, 2024
Ispirandosi alla forza espressiva delle incisioni rupestri del paleolitico (petroglifi), Marco Cassarà presenta presso L'Ascensore la sua nuova installazione site-specific, Bones of Light, da cui prende il titolo la mostra. L'opera ambientale e immersiva, una tecnica mista su lamiera zincata, a metà tra pittura e grafica, accoglie un flusso di segni, graffi e incisioni che, come "ossa di luce", formano l'alfabeto luminoso di una narrazione siderale che ci parla di processi interiori e dell'emersione dell'Imago, come figura archetipica. Lo spazio è ridefinito da grandi pannelli verticali dipinti ad olio alti oltre due metri, che rivestono interamente le pareti, trasfigurandole. Tramite processi di abrasione, la superficie specchiante sottostante la materia pittorica di un'instensa combinazione di blu, emerge luminosa, attraverso l'incisione per mezzo di smerigliatrici elettriche. L'opera, grazie alla peculiare tecnica utilizzata da Cassarà, che gioca con la rifrazione della luce sulla superficie metallica, viene attivata attraverso il movimento dei visitatori, mano a mano che cambia il loro punto di osservazione, con uno straniante effetto cinetico. Come spiega l'artista:" Mi piace pensare che la luce sia insita nella materia dell’opera, e che emerga in superficie attraverso i segni che incido, come il bianco delle ossa emerge da una ferita [...] Le ossa sono dentro noi, ci sorreggono, ne sentiamo la forma, sono linee scultoree. Ci identifichiamo con esse. Posso immaginare come un uomo primitivo si rapportasse alla sensazione propriocettiva del suo scheletro; l’associazione col dolore quando un osso è scoperto da una ferita profonda, cosa potesse evocare in lui vedere le ossa di un animale, o lo scheletro di un essere umano. L'associazione con la morte."
Come in una cappella di meditazione multi-dimensionale Bones of Light ci accoglie al suo interno, con una struttura tripartita, quasi un'iconostasi con tre grandi dipinti che grazie all'abrasione del metallo rifraggono la luce, trascinandoci in una avventura percettiva fuori dal comune. Un effetto quasi psichedelico che ci fa dubitare di quello che vediamo. In fisica teorica la teoria delle stringhe ci dice che le particelle elementari unidimensionali vibrano in uno spazio a più dimensioni. Alcune versioni della teoria richiedono fino a 11 dimensioni per essere matematicamente coerenti. L'opera di Cassarà ci restituisce visivamente la vertigine di quei concetti indagati dalla fisica quantistica e dalla filosofia, facendoci superare i confini delle prime quattro dimensioni dello spaziotempo, verso una quinta dimensione che possiamo intuire più che comprendere.
Cassarà infine affida alle parole segrete dell'alfabeto Braille, in un suo componimento poetico presente in mostra, l'immagine potente delle "ossa di luce", l'energia vibrazionale che tutto informa e che costituisce il paesaggio incantato di possibili multiversi. Un'antica ipotesi presente già negli atomisti greci e nel filosofo rinascimentale Giordano Bruno, da immaginare rigorosamente nel buio, attraverso occhi interiori.
Exhibition views, Photo © Fausto Brigantino
Marco Cassarà
Bones of Light
curated by Giusi Diana
April 5 - June 1, 2024
Ispirandosi alla forza espressiva delle incisioni rupestri del paleolitico (petroglifi), Marco Cassarà presenta presso L'Ascensore la sua nuova installazione site-specific, Bones of Light, da cui prende il titolo la mostra. L'opera ambientale e immersiva, una tecnica mista su lamiera zincata, a metà tra pittura e grafica, accoglie un flusso di segni, graffi e incisioni che, come "ossa di luce", formano l'alfabeto luminoso di una narrazione siderale che ci parla di processi interiori e dell'emersione dell'Imago, come figura archetipica. Lo spazio è ridefinito da grandi pannelli verticali dipinti ad olio alti oltre due metri, che rivestono interamente le pareti, trasfigurandole. Tramite processi di abrasione, la superficie specchiante sottostante la materia pittorica di un'instensa combinazione di blu, emerge luminosa, attraverso l'incisione per mezzo di smerigliatrici elettriche. L'opera, grazie alla peculiare tecnica utilizzata da Cassarà, che gioca con la rifrazione della luce sulla superficie metallica, viene attivata attraverso il movimento dei visitatori, mano a mano che cambia il loro punto di osservazione, con uno straniante effetto cinetico. Come spiega l'artista:" Mi piace pensare che la luce sia insita nella materia dell’opera, e che emerga in superficie attraverso i segni che incido, come il bianco delle ossa emerge da una ferita [...] Le ossa sono dentro noi, ci sorreggono, ne sentiamo la forma, sono linee scultoree. Ci identifichiamo con esse. Posso immaginare come un uomo primitivo si rapportasse alla sensazione propriocettiva del suo scheletro; l’associazione col dolore quando un osso è scoperto da una ferita profonda, cosa potesse evocare in lui vedere le ossa di un animale, o lo scheletro di un essere umano. L'associazione con la morte."
Come in una cappella di meditazione multi-dimensionale Bones of Light ci accoglie al suo interno, con una struttura tripartita, quasi un'iconostasi con tre grandi dipinti che grazie all'abrasione del metallo rifraggono la luce, trascinandoci in una avventura percettiva fuori dal comune. Un effetto quasi psichedelico che ci fa dubitare di quello che vediamo. In fisica teorica la teoria delle stringhe ci dice che le particelle elementari unidimensionali vibrano in uno spazio a più dimensioni. Alcune versioni della teoria richiedono fino a 11 dimensioni per essere matematicamente coerenti. L'opera di Cassarà ci restituisce visivamente la vertigine di quei concetti indagati dalla fisica quantistica e dalla filosofia, facendoci superare i confini delle prime quattro dimensioni dello spaziotempo, verso una quinta dimensione che possiamo intuire più che comprendere.
Cassarà infine affida alle parole segrete dell'alfabeto Braille, in un suo componimento poetico presente in mostra, l'immagine potente delle "ossa di luce", l'energia vibrazionale che tutto informa e che costituisce il paesaggio incantato di possibili multiversi. Un'antica ipotesi presente già negli atomisti greci e nel filosofo rinascimentale Giordano Bruno, da immaginare rigorosamente nel buio, attraverso occhi interiori.
Exhibition views, Photo © Fausto Brigantino