Campostabile
Il giardino delle farfalle
curated by Daniela Bigi
October 31 - December 23, 2024
Realizzare un progetto per L’Ascensore significa per Campostabile immergersi nel clima culturale e in una certa sentimentalità che da anni accompagnano il loro percorso. Questo intervento è da intendersi, infatti, come una sorta di frammento stralciato da un discorrere ininterrotto, un’annotazione che si aggiunge allo stratificarsi dialogico di pensieri e di costrutti che da tempo connette alcuni artisti, a Palermo, in maniera costante seppure poco visibile.
La mostra è nata lo scorso luglio in un orto, sulle Madonie. L’orto di un architetto che condivide la stessa autentica vocazione esperienziale e la stessa sofisticata passione progettuale di Campostabile e degli altri. Nel loro orizzonte comune c'è la verità dei frutti della terra e l’astrazione del computo numerico e della produzione 3D; c’è un lavoro lenticolare sul dettaglio così come la consapevolezza della potenza di sintesi che proviene dall’arcaico. C’è l’ascolto del tempo profondo della geologia, c’è la lucidità funzionale del design, e insieme c’è l’uso divertito delle mani oltre che la capacità di stupirsi di fronte alla ciclicità di una tavolozza stagionale.
E poi c’è il cielo, che è scienza ed è mistero. Un cielo che poi, di fatto, regola anche le fasi della crescita nell’orto.
Alcuni oggetti in argilla bianca, che a fianco ad altri, in mostra,fungono da sostegno alla grande struttura-colore che ridisegna la scatola architettonica, hanno trovato in quell’orto una collocazione provvisoria rispondendo al caldo torrido di quei mesi estivi. Alla luce degli antichi usi contadini, come presenze discrete e misteriose, quelle forme essenziali, studiate con cura, sono diventati bacili per conservare l’acqua, per mantenerla fresca, e per passarla alla terra mediante trasudo, in una rete mutualistica di elementi e di funzioni. Era come se quelle opere-vaso affondassero le proprie radici in un campo-orto fatto di programmatiche istanze etiche ed estetiche. In qualche modo, ne diventavano la spia, ne rivelavano il disegno o, forse meglio, ne permettevano una decodifica poetica.
Per molti anni Campostabile ha lavorato a partire dal piano di calpestio. Ha costruito a pavimento un terreno colorato di culture e colture che rispecchiava una dimensione esistenziale personale e, segretamente, un’utopia. Oggi, a terra, troviamo le fondamenta di quel plateau che nel frattempo ha scelto di adottare la verticale e di levitare a mezz’aria, desideroso di abitare l’altezza, di sperimentare la sospensione.
Quelle fondamenta enigmatiche, dalla natura ibrida di oggetti-scultura, appartengono a un tempo tanto remoto quanto attuale; provengono da differenti polarità tecniche e tecnologiche, rimandano a sistemi economici ed estetici distanti nel tempo, ma trovano una felice convergenza sull’asse sincronico che, a pavimento, le mette in fila a far da base all’intera installazione. Base visiva, base concettuale, base politica.
Hanno un peso fisico che ribadisce la gravità, l’appartenenza salda alla terra, e parallelamente esibiscono una leggerezza, una trasparenza, un piglio astrattivo che inevitabilmente conducono altrove.
Sono forme stabili che non rinunciano, di fatto, all’opzione della mobilità, della trasportabilità, scelgono la precarietà, mettendo a nudo un paesaggio intimo che vorrebbe essere vissuto come paesaggio collettivo.
Ho scritto altrove del nomadismo immobile di Campostabile e di un’idea di bivacco che condividono con altri, una condizione di vita e di pensiero dalla quale rispondono a un presente che mina le radici. Il loro, probabilmente, è un bivacco con radici.
Questa mostra parla dunque di legami, parla di storia, di paura, di comunità, di cielo, di pittura. Parla anche di peso, di materia, di luce, di tempo.
Forse parla d’amore.
In quell’orto, quest’estate, si rifletteva su come l’arte e l’amore siano in fondo un tutt’uno.
E le farfalle? Chiedetelo a Lorena. Vi risponderà ricordando le parole di un poeta brasiliano e vi insegnerà il modo di richiamarle mentre curate il vostro giardino.
Fabric, wood, steel, clay, marble, PLA plastic, glass, paper. Exhibition view, photo © Fausto Brigantino
Campostabile
Il giardino delle farfalle
curated by Daniela Bigi
October 31 - December 23, 2024
Realizzare un progetto per L’Ascensore significa per Campostabile immergersi nel clima culturale e in una certa sentimentalità che da anni accompagnano il loro percorso. Questo intervento è da intendersi, infatti, come una sorta di frammento stralciato da un discorrere ininterrotto, un’annotazione che si aggiunge allo stratificarsi dialogico di pensieri e di costrutti che da tempo connette alcuni artisti, a Palermo, in maniera costante seppure poco visibile.
La mostra è nata lo scorso luglio in un orto, sulle Madonie. L’orto di un architetto che condivide la stessa autentica vocazione esperienziale e la stessa sofisticata passione progettuale di Campostabile e degli altri. Nel loro orizzonte comune c'è la verità dei frutti della terra e l’astrazione del computo numerico e della produzione 3D; c’è un lavoro lenticolare sul dettaglio così come la consapevolezza della potenza di sintesi che proviene dall’arcaico. C’è l’ascolto del tempo profondo della geologia, c’è la lucidità funzionale del design, e insieme c’è l’uso divertito delle mani oltre che la capacità di stupirsi di fronte alla ciclicità di una tavolozza stagionale.
E poi c’è il cielo, che è scienza ed è mistero. Un cielo che poi, di fatto, regola anche le fasi della crescita nell’orto.
Alcuni oggetti in argilla bianca, che a fianco ad altri, in mostra,fungono da sostegno alla grande struttura-colore che ridisegna la scatola architettonica, hanno trovato in quell’orto una collocazione provvisoria rispondendo al caldo torrido di quei mesi estivi. Alla luce degli antichi usi contadini, come presenze discrete e misteriose, quelle forme essenziali, studiate con cura, sono diventati bacili per conservare l’acqua, per mantenerla fresca, e per passarla alla terra mediante trasudo, in una rete mutualistica di elementi e di funzioni. Era come se quelle opere-vaso affondassero le proprie radici in un campo-orto fatto di programmatiche istanze etiche ed estetiche. In qualche modo, ne diventavano la spia, ne rivelavano il disegno o, forse meglio, ne permettevano una decodifica poetica.
Per molti anni Campostabile ha lavorato a partire dal piano di calpestio. Ha costruito a pavimento un terreno colorato di culture e colture che rispecchiava una dimensione esistenziale personale e, segretamente, un’utopia. Oggi, a terra, troviamo le fondamenta di quel plateau che nel frattempo ha scelto di adottare la verticale e di levitare a mezz’aria, desideroso di abitare l’altezza, di sperimentare la sospensione.
Quelle fondamenta enigmatiche, dalla natura ibrida di oggetti-scultura, appartengono a un tempo tanto remoto quanto attuale; provengono da differenti polarità tecniche e tecnologiche, rimandano a sistemi economici ed estetici distanti nel tempo, ma trovano una felice convergenza sull’asse sincronico che, a pavimento, le mette in fila a far da base all’intera installazione. Base visiva, base concettuale, base politica.
Hanno un peso fisico che ribadisce la gravità, l’appartenenza salda alla terra, e parallelamente esibiscono una leggerezza, una trasparenza, un piglio astrattivo che inevitabilmente conducono altrove.
Sono forme stabili che non rinunciano, di fatto, all’opzione della mobilità, della trasportabilità, scelgono la precarietà, mettendo a nudo un paesaggio intimo che vorrebbe essere vissuto come paesaggio collettivo.
Ho scritto altrove del nomadismo immobile di Campostabile e di un’idea di bivacco che condividono con altri, una condizione di vita e di pensiero dalla quale rispondono a un presente che mina le radici. Il loro, probabilmente, è un bivacco con radici.
Questa mostra parla dunque di legami, parla di storia, di paura, di comunità, di cielo, di pittura. Parla anche di peso, di materia, di luce, di tempo.
Forse parla d’amore.
In quell’orto, quest’estate, si rifletteva su come l’arte e l’amore siano in fondo un tutt’uno.
E le farfalle? Chiedetelo a Lorena. Vi risponderà ricordando le parole di un poeta brasiliano e vi insegnerà il modo di richiamarle mentre curate il vostro giardino.
Fabric, wood, steel, clay, marble, PLA plastic, glass, paper. Exhibition view, photo © Fausto Brigantino